Basilica di San Silvestro e San Martino ai Monti - Titolo equizio
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tipologia:
Basilica -
quota:
50m -
anno:
300 -
epoca:
Imperiale
Basilica di San Silvestro e San Martino ai Monti - Titolo equizio
Uno degli esempi più belli ed affascinanti di ciò che possiamo trovare al di sotto delle chiese di Roma è quello del Titolo Equizio, nei sotterranei della Basilica dei SS.Silvestro e Martino ai Monti al Colle Oppio. La chiesa si trova nella zona che al tempo della Roma Serviana era stata chiamata Esquilina, ossia la Terza Regio, dedicata agli dei egizi Iside e Serapide, secondo la divisione dei quartieri fatta all'epoca di Augusto. Quest'area fu interessata dalla costruzione della Domus Aurea di Nerone, nonchè dalle strutture imponenti dele Terme di Tito e di Traiano, di cui alcuni resti, come le Sette Sale, sono tuttora visibili. Sappiamo della presenza di un piccolo specchio d'acqua, il lago di Orfeo, che doveva trovarsi all'inizio del 'Clivo Suburrano, che corrisponde all'odierna Via dei Selci, che insieme al 'Vicus Sabuci' (Viale del Monte Oppio) costeggia le mura della Basilica. Entrando nella chiesa, le cui bellissime decorazioni risalgono alla metà del 1600, si percorre la navata centrale fino alla scalea, che scende nella cripta al di sotto dell'altare. Da quest'ambiente, attraverso una porticina sulla sinistra si scende un'ulteriore scala e ci si trova finalmente all'interno del Titolo Equizio. Si tratta di un grande ambiente rettangolare in laterizio, suddiviso in tre navate da sei pilastri. L'edificio, databile intorno al III sec., faceva parte delle vicine terme e fu probabilmente adibito in seguito a scopi commerciali: un mercato coperto, o più probabilmente un magazzino. Alla fine del III sec. inizi del IV iniziò ad essere utilizzato per il culto cristiano. Fu Papa Silvestro a fondare il Titolo Equizio, sistemando il locale secondo le esigenze del rito cristiano e per le riunioni della comunità di questa zona della città. Un' accesa controversia è sorta tra gli archeologi e gli storici per comprendere il perchè della scelta e dell'utilizzo di questi locali ed in questa zona. Si tratta forse di una scelta mirata? Alcuni storici credono che l'edificio venne utilizzato proprio perchè si trovava al centro di un quartiere in cui fiorivano ancora culti orientali pagani, quali il mitraismo ed il culto di Iside e Serapide, contro cui i Cristiani si battevano e che potevano essere contrastati proprio dalla presenza del Titolo. Presto questa struttura divenne un punto di ritrovo importantissimo per la chiesa cristiana, che proprio in questi anni stava organizzando 'burocraticamente', in modo da poter raggiungere in maniera capillare tutte le comunità romane. Sappiamo che in queste sale si tenne il Sinodo del 499 e quello del 595, che aprono un'altra questione piuttosto dibattuta in merito al nome dato al Titolo. Infatti, mentre nel primo Sinodo il nome del Titolo erà Equizio, nel secondo diventerà 'S.Silvestro, creando il dubbio che si potesse trattare di due differenti Titoli. In realtà, nell'arco di tempo trascorso tra un Sinodo e l'altro si nota una cristianizzazione dei nomi dei luoghi di culto e, dunque, si tratta, senza dubbio, dello stesso Titolo Equizio. La scala che conduce al livello più basso della basilicaSimmaco amplierà il Titolo nel VI sec., includendo nell'edificio un'interessante e curiosa cavea del III secolo, scoperta fortuitamente nei lavori di restauro del 1930 e la cui utilizzazione rimane ancora un mistero. Ulteriori lavori furono eseguiti ad opera di Papa Sergio II (IX Sec.), che ordinò la costruzione della Basilica soprastante e contemporaneamente restaurò, abbellendolo, il Titolo. I pilastri, che dividono l'ambiente, vennero rinforzati ed ampliati in seguito al restauro e all'ingrandimento dell'edificio al di sopra del Titolo, avvenuto nel XIII secolo. Nel 1637 il Priore Antonio Filippini adattò uno dei locali del titolo a cappella in onore di S.Silvestro. Si respira un'aria davvero suggestiva camminando tra le stanze dell'edificio, cercando di immaginare gli antichi riti cristiani e la fede di questa gente che proprio in quegli anni, ossia dall'Editto di Costantino (III secolo), poteva officiare apertamente la propria fede. Alcuni frammenti di pittura (IX secolo) sono ancora leggibili sulle volte del soffitto: scene di Santi con la Madonna e Gesù, nelle tipiche movenze e nei vestiti sgargianti che ritroviamo nell'arte Bizantina. Alcune zone del pavimento, però, hanno restituito frammenti di mosaico a tessere bianche e nere, che insieme a motivi ornamentali affrescati su alcune delle volte, sembrano risalire agli inizi del III secolo, quando l'edificio era ancora adibito ad usi commerciali. I resti, molto rovinati di un mosaico parietale, che raffigura Simmaco ai piedi di S.Silvestro, sono tutt'ora conservati al di sopra di un'altare realizzato durante i lavori di restauro del XVII secolo, che con i suoi angioletti in stucco tanto stona con l'atmosfera austera e rigorosa del luogo. Dott. Serena Giuliani
Bibliografia
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